sabato 9 giugno 2012

Cabaret


 

Introduzione

Spettacolo di intrattenimento condotto da un presentatore e composto da canzoni, sketch e monologhi di carattere prevalentemente satirico e trasgressivo. Il termine, che in francese significava originariamente “taverna”, designa anche il luogo in cui si svolge lo spettacolo: solitamente un locale piccolo e intimo, come un club o un caffè, frequentato da un pubblico ristretto che nel corso della rappresentazione può consumare cibi o bevande.

Le origini

Già nelle primissime società urbanizzate esistevano forme di intrattenimento cantate o recitate, in locali pubblici o privati, per accompagnare i pasti. Una forma primitiva del cabaret moderno si trova nelle prestazioni dei buffoni di corte o dei commedianti e dei musicisti girovaghi che frequentavano le taverne.Le mescite di vino costituivano infatti i luoghi di ritrovo abituale per intellettuali e artisti che erano soliti utilizzare tale platea per lanciare invettive o imbastire storielle sarcastiche contro la cultura e il potere costituito. La fusione di canzoni popolari e sketch all’interno di una rappresentazione pubblica si è sviluppata in Europa alla fine del XIX secolo. La mescolanza di canti, scenette e monologhi nota oggi come cabaret nacque a Parigi, per poi diffondersi in Germania e negli altri paesi europei. Il termine designava gli spettacoli organizzati in piccoli ristoranti e caffè da giovani artisti e poeti che volevano presentare in pubblico le loro opere.

Il cabaret in Europa

Il primo cabaret europeo fu lo Chat Noir, creato a Parigi nel 1881 dal pittore Rodolphe Salis. Ubicato nel quartiere bohémien di Montmartre e dotato di sessanta posti a sedere, il locale ebbe un immediato successo e procurò grande notorietà alla soubrette Yvette Guilbert, una delle prime stelle di questa nuova forma di genere teatrale. In Germania il cabaret più noto fu lo Schall und Rauch, fondato da Max Reinhardt e destinato a trasformarsi in un piccolo teatro. In Svizzera, il Voltaire di Zurigo aveva tra i suoi abituali frequentatori Tristan Tzara e il gruppo dadaista. In Russia è da ricordare tra i maggiori esempi del nuovo genere il Chauve-Souris di Nikita Balieff, fondato nel 1908.

Il cabaret francese e inglese del secondo dopoguerra

Nell’immediato dopoguerra il maggiore sviluppo del cabaret si ebbe a Parigi, dove in molti locali notturni del Quartiere Latino l’euforia della ritrovata libertà diede vita a un genere di spettacolo che raccoglieva fermenti musicali, sociali e ideologici allora in atto. Nella capitale francese degli anni Cinquanta, i nuovi locali ospitarono così, nel generale clima esistenzialista, concerti jazz alternati con recital dei grandi interpreti della canzone francese, come Juliette Gréco, Edith Piaf e Yves Montand.
Fino agli anni Sessanta in Gran Bretagna la funzione del cabaret veniva svolta dagli spettacoli di night-club. A Londra, locali quali la Green Room e il Café Royal presentavano spettacoli sofisticati per un pubblico appartenente alle classi più agiate, mentre nel quartiere di Soho i bar-cabaret erano frequentati dai ceti meno abbienti e si riducevano perlopiù a spettacoli di carattere erotico. Uno dei più noti era il Murray’s Cabaret Club, dove si esibivano Mandy Rice-Davies e Christine Keeler, spogliarelliste divenute celebri a seguito dello “scandalo Profumo” che compromise la carriera dell’omonimo uomo politico di area conservatrice. Negli anni Sessanta, con l’apertura dell’Establishment Club di Peter Cook, il cabaret ritornò alle originali tematiche satiriche: vennero così messi alla berlina i politici, la famiglia reale e l’intera società inglese. L’Establishment Club esercitò una grande influenza nell’ambito dello spettacolo di intrattenimento britannico e condizionò anche i programmi satirici televisivi.

Il cabaret negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti, nell’Ottocento prese il nome di cabaret una forma di intrattenimento musicale, tutto lustrini e paillettes, rivolto a una clientela molto esclusiva. Nei primi decenni del Novecento gli spettacoli venivano allestiti in locali eleganti, come l’Oak Room, l’Algonquin Hotel e il Café Carlyle, rinomati cabaret newyorkesi situati a Manhattan. Stelle come Marlene Dietrich, Eartha Kitt e Mort Sahl trovarono in questi ambienti intimi e raffinati la cornice ideale in cui esprimere il loro talento, interpretando le sofisticate musiche di Cole Porter e di George Gershwin. Negli anni Sessanta, dal cabaret si sviluppò una nuova forma di intrattenimento improvvisato: l’impro.

Il cabaret italiano


In Italia il cabaret vero e proprio ha stentato a lungo ad affermarsi in maniera convincente, e il suo spazio è stato spesso occupato dal teatro di rivista, dal varietà e dai teatri minimi.

Dagli esordi ai giorni nostri

Sviluppatosi alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, in ritardo rispetto agli altri paesi europei, il cabaret italiano affonda le sue radici nell’atmosfera trasgressiva e politicizzata che caratterizzava in quegli anni alcuni piccoli locali milanesi. Al cabaret milanese, inizialmente impegnato culturalmente o politicamente attraverso la satira, con testi spesso scritti da intellettuali di sinistra, si opponeva il cabaret romano, volto esclusivamente a divertire il pubblico e volutamente distante da implicazioni intellettuali o politiche.
A cavallo degli anni Sessanta e Settanta molti artisti si formarono nei cabaret milanesi e romani, i più celebri dei quali furono, rispettivamente, il Derby Club (1963) e Il Bagaglino (1965). Questi locali ospitarono per circa un decennio i protagonisti del cabaret italiano come Laura Betti, Giancarlo Cobelli e Franco Nebbia, e molti artisti della futura scena teatrale e musicale italiana, tra cui Giorgio Gaber, Enzo Jannacci e Marco Messeri. Tra il 1964 e il 1969 Nanni Svampa e Lino Patruno, insieme a Gianni Magni e a Roberto Brivio, formarono il quartetto milanese I Gufi; a essi seguirono, agli inizi degli anni Settanta, I gatti di vicolo Miracoli, con Umberto Smaila e Jerry Calà; all’inizio degli anni Settanta Massimo Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro diedero vita al trio comico partenopeo La smorfia. Oltre a Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, Massimo Boldi e Teo Teocoli, esordirono o recitarono nel cabaret di quegli anni alcuni dei più stimati attori italiani quali Dario Fo, Paolo Poli, Paolo Villaggio, Roberto Benigni, Gigi Proietti e Diego Abatantuono.
Nel corso degli anni Ottanta e Novanta si è verificata una ripresa del cabaret con l’affermazione di artisti, spesso contemporaneamente o successivamente consacrati dal successo televisivo e cinematografico, quali Paolo Rossi, Lella Costa, Antonio Albanese, Zuzzurro e Gaspare, David Riondino, Silvio Orlando, Claudio Bisio, Serena Dandini, Corrado, Sabina e Caterina Guzzanti, Aldo, Giovanni e Giacomo, Alessandro Bergonzoni e Daniele Luttazzi. Ruolo di primo piano ha avuto, a partire dal 1986, lo Zelig, cabaret milanese che ha portato alla ribalta molti di questi artisti, dando vita a una vivace e rinnovata epoca del cabaret italiano.

1 commento:

  1. ciao, sn Beatrice, scusa sa ti disturbo e ti sto scrivendo sul post di cabaret, ma in sicilia ho perso il cell e o perso anche il tuo numero. ti chiedo se puoi scrivermi il tuo n° di tell sulla mia email mac.67@alice.it

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